Amigdala e paura in 130 tipi neuronici

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 04 novembre 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come notavamo l’anno scorso, seguiamo sempre con molta attenzione la ricerca sull’amigdala, in particolare gli studi che indagano la sua partecipazione a processi cognitivi, perché in passato era considerata un aggregato nucleare del sistema limbico esclusivamente specializzato nella mediazione delle risposte emozionali e da stress, ma ormai da decenni si è evidenziata la sua partecipazione a compiti di classificazione, riconoscimento e conservazione di tracce di esperienza. Fermo restando il nostro interesse per tutte le nuove acquisizioni sul suo ruolo nell’apprendimento emozionale in base alla sua identificazione, sostenuta Joseph LeDoux, con la base neurale delle emozioni al posto del vecchio concetto di circuito limbico, oggi è in questione la comprensione del ruolo dell’amigdala nella dinamica dei processi delle grandi reti neuroniche cerebrali e della complessa regolazione della loro connettività funzionale.

Un filo di Arianna nel labirinto dei criteri biologici alla base della neurofisiologia dell’amigdala si ritiene possa venire dallo studio, nei singoli neuroni, dei cambiamenti di stato associati al comportamento: a questo fine, l’uso di marker genetici e della trascrittomica di singole cellule costituisce il metodo più promettente.

Hannah Hochgerner e un nutrito gruppo di ricercatori israeliani coordinati da Amit Zeisel hanno realizzato una dettagliata tassonomia per tipo cellulare dei neuroni dell’amigdala di topi adulti, studiati durante l’apprendimento della paura e nel corso dei processi di consolidamento della memoria.

(Hochgerner H., et al., Neuronal types in the mouse amygdala and their transcriptional response to fear conditioning. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-023-01469-3, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Faculty of Biotechnology and Food Engineering, Technion – Israel Institute of Technology, Haifa (Israele); Sagol Department of Neurobiology, University of Haifa, Haifa (Israele).

Per introdurre il lettore alla neurofisiologia del complesso nucleare amigdaloideo mi avvalgo di brani di testo tratti da precedenti recensioni di importanti lavori sperimentali.

Roberto Colonna ha recensito già nel giugno 2009 uno studio sulla partecipazione dell’amigdala, accoppiata elettricamente al corpo striato, alla formazione di quelle memorie non-associative che si chiamano abitudini (l’altra forma non associativa è la sensibilizzazione)[1]. Lorenzo Borgia nel 2011 ha recensito uno studio che ha rilevato risposte specifiche a categorie di animali nell’amigdala di destra nell’uomo[2]. Da quella interessante recensione, traggo un brano che ci illustra la popolarità raggiunta qualche anno fa dall’amigdala e dall’idea diffusa dai media sul suo ruolo negli USA:

“Ancora oggetto esclusivo di interesse per medici e neuroscienziati in Italia, l’amigdala gode da alcuni anni di una larga popolarità negli Stati Uniti, grazie alla straordinaria diffusione di nozioni, pur non sempre corrette, circa i suoi ruoli funzionali e la sua importanza nella vita psichica. Ecco alcuni esempi. Nel fumetto di Batman L’ombra del pipistrello compare un mostro furioso chiamato Amygdala, come il “complesso di nuclei del cervello che controlla i sentimenti di rabbia”[3]; nella rubrica giornalistica “Kid’s City” si analizza il ruolo dell’amigdala nelle paure infantili; un sito web invita a cliccare sulla propria amigdala, ossia ad agire su pulsanti grafici per esporsi a stimoli che si ritiene possano attivare quel complesso nucleare; in un film di fantascienza di un certo successo, un alieno dichiarava di poter controllare le paure delle persone agendo sui loro nuclei amigdaloidei; infine, il neuroscienziato Joseph Le Doux racconta di essere stato più volte contattato da avvocati che stavano costruendo la difesa dei propri assistiti ‘basandola sull’amigdala’.”

Il ruolo dell’amigdala[4] nella mediazione della paura, con i suoi patterns di attivazione fisiologica, ne ha anche suggerito lo studio per la comprensione del comportamento dei mammiferi nel procurarsi il cibo evitando il pericolo di essere aggrediti[5].

L’amigdala o corpo nucleare amigdaloideo[6] è un agglomerato nucleare pari e simmetrico grigio-rossastro a forma di mandorla del diametro di 10-12 mm, situato nella profondità dorso-mediale del lobo temporale, in prossimità topografica della coda del nucleo caudato, ma non collegata fisiologicamente al controllo motorio e procedurale dei nuclei del corpo striato. L’amigdala, da una parola greca che vuol dire mandorla, occupa la parte anteriore del giro paraippocampico e la parte iniziale dell’uncus, sporgendo davanti al corno di Ammone. Descritta in anatomia con i nuclei della base telencefalica, al suo interno è composta da aggregati di pirenofori che formano una dozzina di piccoli nuclei classificati in vario modo, anche se più spesso ripartiti in tre aree: amigdala laterale (AL), amigdala centrale (AC) ed amigdala basale (AB). In neurofisiologia l’amigdala è tradizionalmente considerata parte del sistema limbico ma, come è noto, la concezione di Paul McLean secondo cui l’insieme delle aree filogeneticamente più primitive costituiva una unità funzionale, detta anche cervello emotivo, è venuta a cadere nel tempo e l’amigdala è stata indagata spesso separatamente o nei suoi rapporti con aree neocorticali.

Alla luce delle conoscenze attuali non è più possibile ipotizzare ripartizioni funzionali ingenue con ruoli localizzati in singoli comparti, tuttavia al suo interno l’amigdala ha mostrato una specializzazione che vede implicati, ad esempio, nella mediazione del comportamento sessuale, i nuclei mediale e posteriore e, nella paura, i nuclei laterale e centrale.

Anche se negli ultimi decenni è stata studiata soprattutto in relazione alla paura e all’apprendimento della paura condizionata, i suoi sistemi neuronici intervengono in una gamma considerevole di processi, quali quelli relativi al conferimento di valori d’affezione a stimoli percettivi, alle associazioni con stimoli sessuali, alle risposte di attenzione motivata in chiave di interesse edonico o di allerta e di allarme. Inoltre, come faceva rilevare il nostro presidente, numerosi studi suggeriscono che questo complesso nucleare, con le sue estese connessioni, svolga un ruolo critico nella regolazione di vari comportamenti cognitivi e sociali, oltre che affettivo-emotivi[7].

Torniamo ora al lavoro di Hannah Hochgerner, Amit Zeisel e colleghi.

La realizzazione di questa analitica e completa tassonomia per tipo cellulare di tutti i neuroni dell’amigdala del topo in età adulta, è stata ottenuta durante l’apprendimento di una paura condizionata e nel corso del processo di consolidamento della memoria formata.

I ricercatori hanno realizzato un sequenziamento di RNA per singola cellula, su topi privi di condizionamenti e su topi che avevano appreso mediante associazione condizionata una reazione di paura, identificando 130 tipi cellulari differenti tra i neuroni studiati e validando la loro distribuzione spaziale.

Un sotto-insieme di tutti i tipi neuronici è risultato trascrizionalmente rispondente all’apprendimento della paura e alla rievocazione della memoria. Le cellule di engramma attivate regolano in alto l’espressione dei geni dell’attività di risposta e coordinano l’espressione di geni associati con 1) l’accrescimento degli assoni dei neuroni; 2) la segnalazione sinaptica; 3) la plasticità; 4) lo sviluppo.

Hochgerner, Zeisel e colleghi hanno identificato geni mai descritti in precedenza quali candidati “geni rispondenti” all’apprendimento della paura, e hanno anche individuato geni già conosciuti con questo ruolo. L’esito del lavoro, che nell’insieme costituisce un atlante molecolare per tipi cellulari neuronici del complesso nucleare dell’amigdala, fornisce una base per generare ipotesi per il riconoscimento dei tipi di neuroni e dei circuiti neurali che regolano la componente emozionale della memoria e dell’apprendimento.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-04 novembre 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 06-06-09 Amigdala e striato accoppiati per la memoria.

[2] Note e Notizie 17-09-11 Amigdala umana risponde a categorie di animali.

[3] Durante l’epoca buia della “psicochirurgia”, in alcuni paesi si interveniva sul cervello di detenuti molto aggressivi e responsabili di delitti attribuiti ad accessi di rabbia violenta, distruggendo bilateralmente le amigdale, anche se, a quell’epoca era stata individuata nell’ipotalamo un’area molto ristretta che, se stimolata, causava rabbia (ira).

[4] Per una sintetica descrizione anatomo-funzionale dell’amigdala si veda in Note e Notizie 18-12-10 Amigdala centrale quale sede della segnalazione delle omissioni e un brano di una relazione del presidente della Società Nazionale di Neuroscienze, Giuseppe Perrella, in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte.

[5] Note e Notizie 15-01-11 Amigdala e rischio di essere predati cercando il cibo.

[6] L’esposizione che segue è tratta da un brano di una relazione tenuta lo scorso anno dal presidente della Società Nazionale di Neuroscienze (si veda in Note e Notizie 20-11-10 Basi cerebrali della psicopatia, un disturbo ignorato dal DSM – quarta parte).

[7] Note e Notizie 10-09-11 Amigdala più grande nei figli di madri depresse.